http://2elle.wordpress.com/2010/09/01/volere-o-volare/
Facciamo che per questo rientro in città ci liberiamo della nenia dei buoni propositi?
Facciamo che ripartiamo liberi dal peso di nuovi obiettivi da centrare al primo colpo, senza traguardi da rilanciare, senza le ennesime rincorse da azzardare?
E’ così fuori moda e fuori luogo quell’idea di una vita che va più piano, che si ferma a guardare i particolari, che rallenta, che non fa niente di importante, niente di memorabile, niente di finito?
E’ così riprovevole chiedere mezz’ora al giorno di silenzio assoluto e di assoluto far niente per restare col naso in su, a guardare le nuvole e scorgere tra il bianco e le infinite sfumature di blu, la testa di un cane, le orecchie di un coniglio, un cuore, un niente, un orizzonte comune?
Ammiro la languida intensità del volteggio dell’aeroplanino di carta, lanciato nello spazio ristretto di un vuoto infantile che si fa amare e in cui sopravvive una bellezza che non si fa dimenticare.
E agli uccelli neri chiedere come fanno a migrare da un luogo a un altro e sapere sempre in che direzione andare, a muoversi con così tanta sicurezza e altrettanta leggerezza.
E’ allungando e dilatando lo sguardo nel loro volo, che forse si impara a pronunciare questa spinosa e incredibile parola: coraggio.
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